Buondì,
il lunedì è sempre il lunedì, e tirare le fila della settimana oggi, dopo il nostro we da leonesse, mi risulta un pò difficile, ma ci proverò.
A gran richesta torna la rubrica “Ma che ce lo racconti a fare”. Titolo dello scritto di oggi è “Struscio all’uscio”, ma cominciamo dall’inizio.
Ore 20:30, sopraggiungo a casa M. dove vengo accolta da un vocio festante, donne alla tavolata in soggiorno, A. che scorazza qua e là, C. che culla in braccio A. e tutte le altre lanciate in un vorticoso ciacolare. E. indaffarata in cucina, tra pizze in forno, polpette e crocchette. Grazie!
La cenetta passa veloce, fra un resoconto e l’altro della giornata appena trascorsa, chi alle faccende domestiche, chi al parco, chi a spasso, chi al lavoro, chi a riposo.
Pian piano le mammine ci salutano, felici di aver trascorso un pò di tempo in spensieratezza.. ore 22:45. Ci guardiamo negli occhi. Il tempo per tirare la mezzanotte è ancora lungo e io ripenso alla giornata al Parco Sigurtà, alle discese e salite in bici e non, all’aria di primavera, al sole caldo e le guance mi bruciano un poco. Da lì ad immaginarmi nel letto è un attimo.. ma devo resistere, l’ho promesso alle mie amiche, ce la posso fare a reggere un altro pò.. non chiedo dunque alla E. in prestito il letto per dormire una mezzoretta, sarebbe la mia rovina.
Chiama la P. : “io sono pronta, dove si va?” E. : “Vieni qui da me, che devo ancora pensare a cosa mettermi”. Ahahahhahahaaaa!!! Penso sarà una luuuuuuuuuuuuuuuuuuunga notte!!
P. arriva. Manca all’appello solo E2. E. :”Io la chiamo che faccio prima, così sentiamo come è messa”. Il telefono squilla per un pò. Dall’oltretomba una voce “Mi hai svegliato, sono già a letto”. COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!???!!!!! ahahahahahaha.. eccola: premio “sono vecchia dentro” assegnato. Mi spiace E2., ma sto giro è toccato a te, te lo sei meritato.
Nient, salutiamo tutte comunitariamente e la E. augura buonanotte. Ora, sfido ciascuna di voi a negare di aver desiderato anche solo per un attimo di essere al suo posto. Ok, vecchie dentro tutte. Aggiudicato. Ma mentendo a noi stesse, decidiamo di proseguire ugualmente la serata con stoico cinismo.
Dove andiamo, dove non andiamo, si parte: meta SECONDA CLASSE. Ci dividiamo nelle auto: io con E., E3. con B., P. in solitaria. Le 5 dell’ave maria.
Ci ritroviamo dopo una mezzoretta davanti al locale, coda per entrare. Ottimo! Dentro è un puttanaio.
Caldissimo, musica tunz tunz e impossibilità di movimento. c’è troppa gente qua. Scopriamo che il gruppo che suonerà nelle prossime due ore ancora deve arrivare, E. allora si denuda di canottiera in bagno, E3. e P. la scortano. Io e la B. ci guardiamo intorno: adocchiamo un tizio con una mutanda bianca in testa accanto ad amico con codino palestrato.. l’amico, non il codino.
Ci ritroviamo, dobbiamo aggirare l’isola bar per ritagliarci uno spazietto per noi, la cosa sembra impossibile. Il gruppo comincia a suonare.
Passiamo accanto al mutandato e la B. capta un suo commento alla band: “Mhmhm sì, questa è musica di santo domingo” ahahahha sì fessssss proprio! Passiamo oltre.
Strusci e palpate hanno la meglio, finchè ci piazziamo vicino alle porte della cucina, forse qui si respira un poco. Se se… ci credi tu?
Nient. Noi ci scateniamo. Perlomeno io. La B. si atteggia, dice che è l’ultimo trend. Ahahhaha…
Dieci minuti e andiamo a prendere da bere, due alla volta per mantenere la roccaforte. Ritorniamo. Ok, tutte abbiamo il nostro cocktail e perfino una piccola mensolina dove appoggiarlo mentre balliamo. Wow… troppa ricchezza. Continuiamo a ballare… la mia banda suona il rock… scivola scivola scivola scivola.. sei un mito… escursus dagli anni 70 ai 90. Mah sì, nulla di chè, ma ballabili…. Se solo avessimo lo spazio. Cercasi spazio in più… introvabile.
Altri strusci, spintoni, pestate di piedi e gomitate. Cavolo.. belloffess!! Erano dettagli della mia giovinezza che avevo rimosso. eeeeeeeeeeccccomemai?
B., E3 e P. si barricano spalle al muro; a me ed E. non resta che il lavoro sporco, in prima linea in trincea. Siamo le più scatenate e agguerite. Volete la guerra??? e guerra sia! A gomitata rispondiamo con pestata, a spallata con urlata nell’orecchio della canzone di turno, a spintone con salto sul piede e via dicendo.
Non è bon ton, ma è spirito di sopravvivenza. Questo ci guadagna un piccolo spiraglio di aria respirabile.. finchè….
finchè non ci si fa accanto tizia che sventola ascelle al vento, una puzzaaaaa acre, maleodorante ci invade.
In apnea tiriamo su un sorso infinito di cocktail dalla cannuccia… “passerà” è il nostro mantra “passerà” .
Tizia si sposta più in là… mai avrei pensato di arrivare a ringraziare Dio per questo. Mai.
Ma siamo solo all’inizio. Subentrano ora una serie di personaggi X.
Primo: camicia a quadrettini blu azzurri, gilet di lana blu, jeans, baga, piccoletto, 35 anni? che dite? su x giu… e questo si inchioda dietro di noi, inamovibile. Non si muove, Non balla, non canticchia le canzoni, non parla non nessuno, non beve. Semplicemente sta. ……………………….Sta sui XXX, pardon, scusate il francesismo.
Secondo: camicia azzurrina e jeans, alto ma nulla di che, ci da le spalle e… cosa fa? s’appoggia. Cosa??? Ma ci sei o ci fai? non è che se sei stanco ti appoggi sulle nostre schiene (mie e di E. a turno) pensando che ti sorreggiamo a gratis….. ma ci sei? spintoni e goioni anche per lui… e chheccacchio… gira alla larga.
Terzo: soprannominato l’amico della B.. La musica è alta e non ci si capisce se non strillandosi nelle orecchie vicendevolmente. ‘Sto qua, inguardabile e non aggiungo altro, attacca bottone con la B.. Io penso ” beh, sarà il suo collega – all’ingresso B. ci aveva infatti detto di avere intravisto un suo collega – ok.” Ad ogni modo parlotta con B., dice due cose a E. e se ne va.
Domando lumi. B. risponde: ” E che ne so chi è? mai visto prima. Ha attaccato bottone e chiesto brevi dettagli su tutte e cinque”. Io nel mentre mi strofinavo animatamente la fede e P. mi implorava di prestargliela. Non se ne parla. Chiedo a E. cosa gli ha detto il tizio e lei: “La tua amica mi ha detto che sei proprio una stronza” complimentoni, eh??? Vince il premio “AMR alias Approccio Meglio Riuscito”. Via via… ariaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Nulla, il tempo passa veloce, il gruppo finisce di suonare, sono le due passate… resistiamo a l tunz tunza ancora un pò. Sono le 3 che usciamo dal locale.
saluti e baci, orecchie ronzanti, teporino agli occhi, lieve stordimento, freddino per la schiena. Ciao raga, ancora auguri! A tornare a casa, l’ho fatta a due all’ora.
Erano venti alle quattro che entravo nel letto. Mi sentivo giovvane fess proprio. dentro e fuori. La mattina seguente ancora di più. Sì Sì. Fess.
Ad ogni modo la prossima volta voglio un cubo!
p.s. Per chi non è di Brescia, “FESS” vuol dire “TANTO” 😉